Avete presente quel brivido, quella sensazione di quando il respiro ti si blocca nei polmoni appena prima di un salto nel vuoto?
Una scossa che corre dentro le ossa, giù per la spina dorsale. Uno scoppio dentro il cuore che fa accelerare i battiti.
Ecco, è più o meno questa la sensazione che provo quando mi trovo davanti ad un’immagine, ad una notizia sul giornale o anche solo ad un pensiero, un ricordo che coinvolga New York in qualsiasi modo.
È un’onda di calore che prima attribuivo a casa, ai posti in cui nel tempo ho lasciato un pezzo di cuore sperando un giorno di ritornare a prendermelo.
Ora, invece, succede solo con lei.
Un po’ come quando incontri l’uomo della tua vita, quello che ti fa smettere di pensare all’idea di casa come un luogo e la traspone su di una persona.
D’altronde, dopo venticinque anni di errori, quando al primo colpo uno sconosciuto non ha bisogno della puntualizzazione sull’ultima lettera per scrivere correttamente il mio nome mi sento a casa.
New York non mi esci dalla testa, ma credo di essere io a non volerti lasciar andare.
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