Ogni luogo su questa terra è ciò che qualcuno chiama casa.
Un pezzo di mondo a cui ci affezioniamo, che impariamo ad amare, a cui siamo legati attraverso ricordi ed emozioni.
Ma non è sempre detto che sia a lui che apparteniamo.
A volte penso che qualcuno si diverta a lanciarci in aria e farci ricadere, sparsi, come le tessere di un puzzle fuori dalla scatola solo per vedere se poi alla fine davvero ognuno riesce a tornare al proprio posto.
O forse si tratta solo di qualcosa che è già stato scritto. Di esperienze da vivere e persone da incontrare sulla nostra strada prima di trovare la nostra collocazione nel mondo.
La prima vista di Manhattan dall’alto. Un taxi giallo preso in aeroporto sollevando le valige come fossero piume per l’adrenalina.
Il primo skyline della città stagliato contro la luce gialla e calda di quello che è un tramonto che ricorderò per tutta la vita.
Non sapevo cosa aspettarmi.
Vista così tante volte come sfondo di così tanti film che quasi avevo paura di trovarmi davanti un telo verde da riprese ed accorgermi che era tutto finto. Invece era proprio lì, esattamente come la conoscevo senza conoscerla.
Una sensazione strana, sembrava tutto così abituale in un certo senso che era difficile rendermi conto di essere effettivamente arrivata. Come un’allucinazione.
È stato solo una volta lasciate a terra le valigie nell’appartamento dai muri in mattoni e con le scale antincendio a vista, vedendo nei suoi occhi il mio stesso sguardo quando abbiamo cominciato ad accorgerci delle sirene dalla strada che riempivano ogni silenzio. È stato lì che ho capito.