Questo articolo vuole portare maggiore chiarezza sulle molteplici definizioni riguardanti la mindfulness.
Cominciamo dal termine: mindfulness significa consapevolezza o attenzione cosciente.
Se risaliamo all’origine etimologica dobbiamo far riferimento alla lingua Pali, una lingua indiana appartenente alla famiglia indoeuropea, dove troviamo il termine Sati ossia pienezza della coscienza.
In inglese abbiamo due termini per definire la consapevolezza, ossia mindfulness e awareness. Jon Kabat-Zinn, il “padre” della mindfulness li usa in modo intercambiabile.
Chi è Jon Kabat-Zinn?
E’ uno scienziato, scrittore e insegnante di meditazione.
E’ professore di medicina emeritus nella Medical School dell’Università del Massachusetts nonché biologo molecolare.
Ha fondato il programma MBSR, la Clinica per la riduzione dello stress e il Centro per la consapevolezza nella medicina, nella sanità e nella società.
La sua avventura comincia negli anni ’70 quando viene a contatto e comincia a praticare meditazione vipassana con diversi monaci buddisti e zen e ne diviene a sua volta insegnante. A lui va il grande merito di aver unito le sue capacità d’insegnate di meditazione e le conoscenze scientifiche avendo così dato vita alla mindfulness una tecnica laica con solide basi scientifiche per la riduzione dello stress e la consapevolezza di sé.
Quindi cos’è la mindfulness? Una tecnica? Un programma? Una pratica? O cos’altro ancora?
Oggi la confusione è data proprio dal fatto che per brevità e comodità con il termine mindfulness si indicano diverse cose.
La mindfulness, ossia la consapevolezza è prima di tutto un’abilità innata dell’essere umano.
Tutti noi abbiamo la capacità di “essere consapevoli” ed è dirigendo l’attenzione al nostro interno con un’attitudine di ascolto e non giudizio che possiamo accrescere e approfondire il nostro benessere.
E’ la capacità di essere svegli nel momento presente e non persi nei mille pensieri che costantemente affollano la nostra mente.
Per questo ci viene in aiuto la pratica di mindfulness, provate a pensare alla consapevolezza come ad un muscolo e come tale va allenato.
Attraverso la pratica di consapevolezza la mente si placa e tende a vagare meno da un pensiero all’altro. Questa attitudine al silenzio con una particolare attenzione al momento presente porta, secondo una ricerca* svolta dall’Università di Harvard, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Science, a una mente più felice.
Quando parliamo di mindfulness a volte intendiamo i diversi protocolli o programmi: il famoso MBSR-Mindfulness Based Stress Reduction- di Jon Kabat-Zinn, il Protocollo Mindfulness Psicosomatica dell’Istituto di Neuropsicosomatica solo per citarne alcuni.
I protocolli sono un insieme di diverse pratiche di attenzione cosciente, meditazione, espressione e consapevolezza corporea, vocale e artistica, condivisione e autoconsapevolezza propedeutiche a sviluppare, riconoscere e dimorare nello spazio di mindfulness/consapevolezza, nel qui e ora.
Questo spazio è, nella mia esperienza, silenzio, accoglienza, non giudizio e può nascere nei momenti di pratica formale o in qualsiasi momento della giornata, può essere più o meno lungo, la mente e i pensieri rallentano e si è presenti, connessi a tutto ciò che siamo e a tutto ciò che è intorno a noi siano persone, elementi naturali o altro.
E’ un momento di profondo benessere e sostegno, ci lascia più rilassati e accoglienti prima di tutto verso noi stessi.
Questo spazio è accessibile a tutti, è personale, intimo ed è mutevole per cui ognuno di noi può definirlo in diversi modi a seconda della sua esperienza del momento.
Per questo motivo è arrivato il momento di praticare la mindfulness!
Qui di seguito troverai delle semplici indicazioni per la tua prima sessione di mindfulness (sono indicazioni valide sempre anche all’ennesima volta che ti dedichi alla pratica).
*Killingswort MA, Gilbert DT., “ A Wandering Mind Is an Unhappy Mind”. Science. 2010;330:932. ( “ Una mente che vaga è una mente infelice”).